La gara più dura del mondo

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Come affrontare l’Oetztaler Radmarathon

di Andrea Tiberi

Andrea Tiberi

Premessa

Definire una gara “la più dura del mondo” è qualcosa di azzardato. Esistono tantissime gare in giro per il mondo e sicuramente non è facile fare una classifica per stabilire quale di queste sia la più tosta.
Credo che sia una valutazione altamente soggettiva. E relativa.

Per me, per esempio, duro significa “intenso”.
Per un ultracycler significa “distanza”.
Per un velocista, significherà “montagna”, per uno scalatore, “pianura”.
Se chiedete ai professionisti, per esempio, vi diranno che le gare facili non esistono; ogni gara può diventare durissima.

Anche una gara all’apparenza semplice (e per un qualsiasi ciclista “semplice” vuol dire “piatto”) può diventare infernale, perché sono proprio i corridori a decretarne la difficoltà, imponendo un certo ritmo e un certo stile di corsa. Pensate a una Roubaix.


Otztaler Radmarathon

Oetztaler percorso altimetrico

L’Otztaler è lunga duecentoventisette chilometri e in quattro passi si scalano cinquemilacinquecento metri di dislivello.
Beh detto così, per esteso, sembra durissima anche a me.

Ma percorso a parte, sapete cosa può rendere insindacabilmente dura quella giornata?
Il meteo. La variabilità, del meteo.

Soelden è situato a 1.360 metri d’altezza, che alle 7 del mattino vuol dire pochissimi gradi; il punto più basso è situato a 575m mentre quello più alto a 2.475m. Millenovecento metri di dislivello significano potenzialmente 20 gradi di differenza che, percepiti, possono anche essere di più, quando il sole picchia.

Abbiamo a che fare con notevoli escursioni termiche quindi, ma quello che in montagna, a inizio Settembre, potrebbe rendere epica e terribile quella giornata, potrebbe essere il maltempo: la pioggia.

Per il momento vogliamo essere ottimisti e pensare che il 1° Settembre sarà una bella e calda giornata in Tirolo.


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C’è il SOLE

Iniziamo col dire che il caldo afoso, in montagna, a Settembre è difficile se non quasi impossibile da trovare; ma con il clima dei giorni nostri non si può mai sapere.

La condizione più probabile da trovare in una giornata di bel tempo in quel di Soelden, il 1° di settembre, sarà di pochi gradi all’orario di partenza, con la temperatura che man mano salirà con l’arrivo del sole e potrebbe essere decisamente calda nei punti più bassi, anche arrivando verso i trenta gradi, mentre dovrebbe rimanere molto fresca verso i passaggi più alti di quota.

Abbigliamento di base

Diciamo quindi che in questo caso l’abbigliamento di base è sicuramente da individuare in capi molto leggeri, per sopportare bene il caldo delle zone più basse ed evitare eccessiva sudorazione nelle salite verso i passi; in particolare capi che tendano ad accumulare poca umidità e che abbiano una buona rapidità di asciugatura.

Questo è molto importante per quelle fasi in cui si passa dal sudore della salita, all’aria fresca della discesa, momenti in cui tra l’altro è molto importante mangiare e reintegrare le energie appena spese in vista della salita successiva e dove quindi un eventuale raffreddamento eccessivo porterebbe anche a problemi di assimilazione degli alimenti.

Consiglio sempre la maglietta intima, anche in giornate che a tratti potrebbero essere molto calde, perché elemento essenziale nel termoregolare quando si susseguiranno diverse variazioni di temperatura.


Abbigliamento esterno

Stesso discorso per la maglia del nostro completino: i tessuti non sono tutti uguali e vi sarà certamente capitato di notare come alcuni di essi accumulino parecchio sudore diventando anche “pesanti” mentre altri avendo una miglior capacità di lasciar evaporare il sudore, rimangono sempre leggeri e più asciutti. E sono certamente preferibili.


I prodotti “jolly”

Oltre al nostro set di “completino + baselayer”, dovremo certamente portare con noi uno smanicato antivento; non è necessario che sia ”termico”, sarà sufficiente che ci ripari dall’aria fredda della partenza e delle discese dai passi. Leggero e compatto, meglio averlo sempre dietro!
La sensibilità al freddo è poi una questione anche molto personale e per chi si sente un po’ più vulnerabile, per la prima parte di corsa, quella nelle ore più fredde, anche un buon paio di manicotti, antivento e leggermente termici, potrebbero regalarci quel pizzico di comfort in più.. anche in questo caso, lo spazio occupato è poco ed è meglio non sprecare energie per colpa del raffreddamento.

Le gambe non dovrebbero patire più di tanto una volta messe in moto, anche perché si parte all’insù, consiglio però di mantenersi e mantenerle calde il più possibile fino agli ultimi minuti prima della partenza; per i più sensibili, un po’ di crema riscaldante (ma senza esagerare): le creme di questo tipo provocano un maggior consumo energetico e un’attivazione che perdurasse troppo a lungo potrebbe “svuotare” le energie prima del tempo.


Alimentazione

Come detto in precedenza, ci sono fasi di gara delicate dal punto di vista degli sbalzi di temperatura, in particolare in corrispondenza degli scollinamenti delle salite.

In questi frangenti è importante dedicare il tempo necessario a coprirsi, anche a costo di perdere qualche secondo. Se ci fate caso, nelle corse dei professionisti, i corridori più esperti non mancano mai di coprirsi in previsione di una discesa al fresco e “anticipano” il momento della vestizione dell’antivento, nelle ultime centinaia di metri di salita.
In questo modo, una volta scollinato, si ha il tempo di mangiare qualcosa per poi lanciarsi in picchiata verso il basso.

E’ importante mangiare subito dopo una salita, senza aspettare di arrivare in fondo alla discesa, perché il corpo ha bisogno di tempo per assimilare e rendere di nuovo disponibili le energie ingerite, in vista della ripresa dello sforzo successivo.

In particolare, è preferibile alimentarsi con sostanze “liquide” tipo Gel, nelle fasi di sforzo più intenso, quindi ad intervalli regolari da poco prima l’attacco di una salita, fino a circa 15 minuti dallo scollinamento, passando poi a sostanze “solide”, tipo barrette o piccoli panini, nelle fasi più “tranquille”, come in vista di una discesa o dopo la fine di una discesa.

Queste ultime sono meno “aggressive” nei confronti dello stomaco ma ovviamente richiedono un maggior impegno per essere digerite e questo non può avvenire nelle fase di massima intensità.


Il limite

Preparazione fisica, allenamento, preparazione mentale, scelta corretta dell’abbigliamento, dell’alimentazione e della gestione di gara: in una gara che viene definita la più dura al mondo bisogna essere “preparati” per ognuno di questi punti perché al di là di ciò che viene oggettivamente definito “duro”, “difficile”, è quanto noi riusciamo ad esprimere quel giorno a renderlo tale.

Io oggi ho fatto cinque ore in sella, con tre passi, tra cui il Colle delle Finestre, per un totale di tremiladuecento metri di dislivello.
Per me è stata durissima. Per me sono un’enormità. Le mie gare durano un’ora e trenta minuti e il dislivello si aggira intorno ai milletrecento metri.

Ed è per spingere al 100% per un’ora e trenta che mi alleno.
Pochi chilometri; poche ore; INTENSITA’.

Per me la gara più dura del mondo è quella in cui dopo aver tagliato il traguardo, non ho più la forza di stare in piedi. Anche se sono passati “solo” novanta minuti.
Quella in cui ho sfruttato il mio corpo e tutto il lavoro fatto per prepararlo, al 100%

Ecco, credo che a rendere “dura” una gara sia il rapporto tra intensità e durata.
Tra intensità e percorso da affrontare, vivendolo al limite. Il proprio limite.

Starà a voi rendere questa gara, la “vostra” gara più dura del mondo.
Se avrete tirato fuori il meglio di voi e non avrete lasciato nessuna energia in riserva, lo sarà. E ne sarete fottutamente fieri.


In collaborazione con:
Bici Club Italiano

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