Il racconto di Daniele Panarella
Svegliarmi un giorno e scoprire di non aver vissuto, questa è la paura che mi ha sempre accompagnato.
I sogni germogliano fra le fibre nel nostro cuore, viaggiano silenziosi fino al cervello e si radicano impertinenti nella nostra anima.
Un bisogno di fuga da un mondo che non sentivo mio, una voglia di scoperta e conoscenza, un desiderio di avventura e di limite. Un fuoco di mille fiamme di colori diversi incendia i sonni dei sognatori; e forse non c’è nemmeno bisogno di dare a tutte un nome.
Quello che importa è il calore che un sogno spande nelle tue vene, dal momento in cui nasce nelle notti della tua infanzia fino a quando non lo si lascia andare alla realtà.
Ed è così, che una sera annoiata d’aprile, terminato un percorso di laurea travagliato e nel pieno di un allenamento finalizzato al mio primo Ironman capisco che non posso più fermare quella voglia di altro, e di oltre.
E così nasce il mio GIRO D’EUROPA IN BICI, seguendo tutto il suo bordo fino a Nordkapp.
E così finalmente parto, la mattina del 3 novembre 2021, pieno di adrenalina e paure.
Paura dell’ignoto; quella stessa paura che, come ho imparato a capire, è la più insensata che possiamo avere.
Una paura straordinariamente simile alla felicità.
Parto con i pochi risparmi di un lavoro estivo, con poca esperienza ma molta capacità di adattamento, e tanti anni di sogni. Una bici e 5 borse piene di quello che penso mi servirà in tutti questi mesi.
Sarebbe impossibile riassumere un viaggio di così lungo seguendo tutta la costa europea, dalla bedda Sicilia alla magica Andalusia, dalla verde Galizia alle meravigliose scogliere bretoni, dalla calma del mar Baltico alla stupefacente Norvegia.
Sarebbe impossibile raccontare le persone che ho incontrato, le lezioni che ho imparato, le albe e i tramonti, i diversi rumori di tutti i mari che ho ascoltato.
Sarebbe stato molto più facile partire dritti in direzione nord; invece ho deciso di creare un percorso per metterci il più a lungo possibile, ma sempre andando avanti. Perché la ricerca del limite era il mio impulso primario, ma insieme ha navigato la voglia di conoscenza; e così nasce un percorso sinuoso fra spiagge e falesie a picco sul mare.
E dopo 5 grandi mari, ognuno con le sue particolarità uniche, arrivo a Capo Nord.
Dopo aver toccato i cardini di questo continente: l’Isola delle Correnti in Sicilia, Tarifa in Spagna, Sagres e Cabo da Roca in Portogallo, le Finisterre di Galizia e Bretagna, Hirtschals in Danimarca e Lindesnes in Norvegia.
Dopo infiniti momenti belli, e certamente anche momenti difficili (perché le difficoltà
certo non mancano in un viaggio del genere).
Dopo aver percepito la potenza di questi luoghi agli estremi d’Europa, una tarda sera di fine luglio arrivo al punto più a nord, col sole di mezzanotte ancora ad illuminare l’immenso e desolato altopiano, e ad abbagliare di mille emozioni contrastanti i miei sentimenti in quel momento così significativo.
E allora, in mezzo alla felicità di avercela fatta e al vuoto che la fine di un viaggio del genere ti lascia, fra i ricordi che si intrecciano davanti ai tuoi occhi di montagne scalate e bagni nell’oceano, di escursioni nei fiordi e tormente di neve primaverili, dei pianti di gioia e di solitudine; fra un respiro e l’altro mentre il sole accarezza l’orizzonte, decido che non era il momento di interrompere questa esperienza.
La voglia di avventura era ancora troppo forte.
E allora decido di tornare a casa, prendendola alla larga, completando il giro ad est. Fino ad Istanbul.
Un mondo tutto da scoprire, completamente diverso, completamente sconosciuto, che ravvivava in me quel fremito di ignoto, quella sana paura dell’incertezza.
Il viaggio non è mai come lo si pensa all’inizio; gli incontri, le difficoltà, le improvvisazioni, mettono continuamente in gioco i propri piani.
E un viaggio lungo è destinato a cambiare, e a cambiarti. Si va sempre avanti, sia fisicamente che mentalmente, ma in direzioni ignote a priori.
I bisogni cambiano e la tua relazione col mondo cambia, e bisogna essere sempre pronti a questo cambiamento e bisogna lasciarsi andare a nuovi stati d’animo.
Non è sempre facile, spesso è traumatico. Un viaggio con budget ridotto porta tanti sacrifici, adattamenti, rinunce.
In tutto questo tempo non ho mai pagato per dormire, affidandomi ogni giorno alla mia tenda o all’ospitalità delle persone. Ho mangiato il più economico possibile, concedendomi pochi piccoli piaceri e cucinando col mio fornellino sotto le stelle.
Ma queste rinunce, seppur a volte faticose, ti mettono in gioco, e plasmano il viaggio di contorni e incontri unici, di lezioni ed esperienze che non avrei fatto contornato di comodità.
L’est é un mondo favolosamente diverso e complicato, con sfide completamente diverse. L’inverno, per cui non ero preparato alla partenza, é una di queste. La lingua, le culture e i popoli, i paesaggi.
E il viaggio diventa quasi improvvisazione, nei paesi dell’ex blocco comunista che così tanto hanno da raccontare. Una piccola visita in Ucraina per testimoniare coi miei occhi la difficoltà di quella terra.
13 mesi e 27000km
sono numeri che rendono solo in minima parte l’intensità del mio viaggio finora, e ancora tanti ne mancano.
Sarei potuto arrivare in qualsiasi luogo del mondo con tutte queste pedalate, eppure sono qui. Ma forse ‘qui’ e ‘là‘ sono solo unità di misura dello spazio esteriore, che non sempre rispecchiano lo spazio interiore.
La direzione resta Istanbul e la Turchia, prima di una ritorno in Italia attraverso la Grecia e i Balcani.
L’obiettivo resta la bellezza del mondo.
Quello che mi spinge é sempre lui: tutto quello che non conosco.
SIXS ha avuto modo di entrare in contatto con Daniele e la sua storia quando si trovava già in Polonia e grazie al coordinamento con il distributore locale Xentrox e la disponibilità di Dagmara, un pacco di prodotti tecnici ha raggiunto Daniele una sera di ottobre 2022 a Cracovia.